MariaLuisa Palumbo, autrice e saggista, è ricercatrice e senior fellow del McLuhan Program in Culture and Technology dell’Università di Toronto, dal 2003 cura la direzione scientifica dei master dell'Istituto Nazionale di Architettura dove insegna teoria dell'architettura con un approccio focalizzato su ecologia e nuovi media. ed è specializzata in architettura digitale, progressi tecnologici e l'evoluzione del rapporto tra esseri umani e architettura.Affronta tali tematiche in diverse opere come appunto "Nuovi ventri. Corpi elettronici e disordini architettonici", un libro appartenente alla serie "IT Revolution in Architecture", curata da Antonino Saggio. Il libro, composto da 93 pagine, diviso in tre grandi capitoli, è stato pubblicato il 1 dicembre del 2000, editore Testo&Immagine.
Il primo capitolo, La dismisura del corpo, analizza l'evoluzione del concetto di corpo nell'architettura, dall'uomo Vitruviano al cyborg. Nel Rinascimento, con Vitruvio e Leonardo, il corpo rappresenta l'armonia oggettiva e diventa il modello di proporzione per l'architettura, base corporea del paradigma prospettico.
Nel Settecento, l'incapacità dell'occhio di percepire tutte le dimensioni simultaneamente porta a un cambiamento: il corpo diventa percettivo e l'architettura risponde ai sensi, non più alle proporzioni oggettive.
Ancora, un altro salto di paradigma alla fine dell'Ottocento. Si passa dal sistema percettivo a quello psicofisico, con una nuova lettura psicologico-semantica dell'architettura. Con il Bauhaus di Gropius, la fusione tra tecnica e biologia porta trasforma l'architettura in "corpo esteso", che si apre allo spazio esterno. Si supera l'idea di edificio chiuso e unitario, rappresentato in ultima istanza dal Modulor, per arrivare a un'architettura senza limiti, dove il corpo diventa misura della decostruzione della realtà. Con l'avvento del cyborg, il corpo tecnologico integra la macchina, e l'architettura diventa sensibile, comunicativa e interattiva, un'estensione flessibile e intelligente del corpo umano. Non è più una barriera, ma è progettata per rispondere e interagire con l'ambiente. Nel II capitolo, Il progetto del caos, il concetto centrale è la dismisura, vista come decostruzione dell'identità formale dell'oggetto/progetto. Grazie alla tecnologia, si supera l'idea del suolo come un vassoio, esplorando il territorio e scoprendo una nuova ricchezza morfologica nella sua stratificazione. Natura ed edificio si fondono in un unico paesaggio frastagliato, dove la dismisura prevale sui confini del territorio, riducendo tutto a un unico disegno. In un contesto urbano in continuo movimento, nasce la domanda: come rispondere al nomadismo corporeo? La risposta è smontare e scomporre la costruzione, facendo vacillare i confini e rendendo la forma in continua evoluzione, capace di adattarsi ai nuovi stimoli.
Si adotta un diagramma di deformazione, mescolando modelli architettonici figurativi con fenomeni naturali complessi, avvicinandosi a un'architettura dei flussi e delle connessioni. Grazie agli strumenti elettronici, è possibile controllare geometrie complesse e trasformare il muro in un'ipersuperficie interconnessa, oltre il suo aspetto formale.
Un esempio di questa visione è Casa Facile, un appartamento intelligente progettato per disabili motori e anziani a Sondrio, in collaborazione con il Politecnico di Milano. Questo progetto dimostra come l'architettura possa diventare estensione del corpo, simile a una protesi o un veicolo.
Nel terzo capitolo, La logica della complessità, si esplora come le capacità tecniche abbiano permesso all'uomo di espandere i propri confini. La trasformazione del muro in ipersuperficie,
da barriera a porta di connessioni, riflette l'evoluzione dell'architettura, che va oltre l'aspetto formale. Il computer permette di analizzare il caos e scoprire schemi dinamici che reagiscono al contesto.
Per rendere uno spazio intelligente e indipendente dal luogo fisico, la macchina deve sviluppare una "intelligenza spaziale", diventando un corpo sensibile. Un esempio di questo processo è insegnare alla macchina a seguire la mezzeria di un corridoio, associando a ogni immagine un comando di direzione. Questo approccio consente alla macchina di muoversi autonomamente, replicando la logica percettiva del corpo umano.
Il libro esplora l'evoluzione del concetto di corpo nell'architettura, riflettendo sul rapporto tra forma, spazio e percezione in una società tecnologica. Partendo dall'uomo Vitruviano e dal Modulor di Le Corbusier, fino al cyborg, descrive come la figura umana sia stata il modello di ordine nell'architettura. Con l'avvento delle teorie percettive e psicofisiche, l'architettura si distacca dall'armonia universale, rispondendo a esigenze sensoriali e soggettive, dando spazio a una dimensione dinamica del corpo nello spazio.
L'autrice analizza come la tecnologia permetta di decostruire e riassemblare l'architettura, creando spazi che si adattano ai cambiamenti urbani. Nel capitolo finale, La logica della complessità, si esplora come le nuove capacità tecniche estendano l'architettura verso l'interconnessione e l'intelligenza ambientale. La trasformazione del muro in hypersuperficie indica un'architettura che non è più una barriera, ma una porta verso nuove connessioni. Viene anticipata l'idea di una macchina "corporea", in cui architettura e tecnologia interagiscono continuamente con l'ambiente.
Un'affascinante esplorazione che invita a ripensare l'architettura come un organismo vivente in costante evoluzione.
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