Tredicesima lezione: il mondo dei Layer.
- Emily Mastrantoni
- 8 feb
- Tempo di lettura: 4 min
Dal Codice Semantico al Codice Generativo
Codice Semantico (Vettoriale): Nel mondo vettoriale, ogni entità è definita attraverso coordinate e attributi precisi. Un punto ha una posizione (𝑥,𝑦), una linea è descritta da due punti, una polilinea da una sequenza di coordinate. Questo approccio permette di nominare, classificare e manipolare ogni elemento attraverso un codice chiaro e leggibile, dove ogni entità è riconoscibile e modificabile individualmente.
Codice Generativo: il codice generativo non si limita a descrivere forme predefinite, ma genera configurazioni in base a regole, funzioni matematiche e algoritmi. Ad esempio, invece di definire una curva attraverso una serie di punti collegati, il codice generativo utilizza equazioni (come quelle delle curve di Bézier o delle superfici NURBS) per produrre dinamicamente la forma.
Differenza Fondamentale: Descrizione vs. Generazione
Nel codice semantico, ogni elemento è descritto in modo statico e richiede interventi manuali per essere modificato.
Nel codice generativo, una serie di parametri e algoritmi determinano la forma, rendendo il sistema più flessibile e adattabile a variazioni e condizioni diverse.
Il Mondo dei Layer: Dall'Interpretazione alla Generazione
Nel contesto della rappresentazione digitale, il concetto di layer nasce come un'estensione diretta del mondo vettoriale.
Se i vettori sono entità definite, posizionate in modo preciso nello spazio digitale, i layer rappresentano un'organizzazione stratificata di queste entità, permettendo una gestione più strutturata e flessibile delle informazioni visive e progettuali.
Ma cos'è esattamente un layer?
In termini semplici, un layer è un piano di supporto che consente di organizzare le informazioni grafiche in strati sovrapposti.
Ogni livello può contenere elementi distinti, rendendo possibile la loro gestione indipendente e permettendo una rappresentazione più chiara e analitica di un progetto.
Un aspetto fondamentale dei layer è la loro nominabilità: ogni strato può essere identificato e descritto in base alla sua funzione, facilitando l'organizzazione e la lettura dei dati.
1. Layer: Interpretativo e Critico
Dal punto di vista interpretativo, i layer sono un potente strumento per analizzare e comprendere la realtà costruita. La nostra percezione del mondo avviene spesso per strati: pensiamo agli edifici storici, dove differenti epoche hanno lasciato tracce sovrapposte, o alle città, la cui evoluzione è leggibile attraverso strati di infrastrutture, edifici e spazi pubblici.
Un esempio significativo è la Chiesa di San Clemente a Roma, una struttura che incarna il concetto di stratificazione architettonica.
L'edificio attuale si erge sopra una chiesa paleocristiana, che a sua volta è costruita sopra un antico insediamento romano. Osservando questi livelli, possiamo comprendere non solo la storia architettonica del sito, ma anche le trasformazioni culturali e funzionali che si sono susseguite nel tempo.
Il layer interpretativo è di fatto legato alla cultura interpretativa di chi guarda.
2. Layer: Rappresentativo
Nel mondo della progettazione, i layer assumono un ruolo fondamentale nella rappresentazione architettonica. Questo tipo di layer ha un aspetto più pratico, serve ad alleggerire il lavoro della rappresentazione. Attraverso di essi, ogni elemento di un progetto viene suddiviso in categorie specifiche: struttura, impianti, elementi decorativi e così via. Questa suddivisione permette agli architetti di lavorare in modo più efficiente, isolando e modificando singoli aspetti del progetto senza interferire con l'intero sistema.
L'uso dei layer nei software di disegno tecnico, come CAD e BIM, ha rivoluzionato la gestione del progetto architettonico. Grazie alla possibilità di attivare o disattivare determinati livelli, è possibile visualizzare solo le informazioni necessarie in un dato momento, migliorando la leggibilità e l'efficacia della comunicazione progettuale.
3. Layer: Generativo
Oltre alla rappresentazione, i layer svolgono un ruolo essenziale anche nella generazione di nuovi spazi. Questo approccio si sviluppa particolarmente nell'architettura contemporanea, dove i progetti non vengono più concepiti come entità monolitiche, ma come sistemi complessi, composti da molteplici livelli interconnessi.
Un caso emblematico è il Parco de La Villette a Parigi, progettato da Bernard Tschumi. In questo intervento, il concetto di layer viene applicato in modo radicale: l'area è organizzata attraverso tre sistemi distinti (le "folies" architettoniche, le aree verdi e i percorsi), ognuno dei quali segue una propria logica indipendente. Questa sovrapposizione di elementi genera un paesaggio urbano complesso e dinamico, in cui ogni layer contribuisce a definire un'esperienza spaziale unica. Si tratta di un approccio notazionale, una tecnica che consiste nell'astrarre un livello – un layer – dalla realtà per costruire un sistema di relazioni indipendente dal contesto immediato. Questo metodo permette di trasformare un insieme di elementi in un campo astratto, una rete di connessioni che diventa la base per nuovi sistemi spaziali, concettuali o formali. Un riferimento chiave per comprendere questo approccio è Walter De Maria, artista concettuale e pioniere della Land Art. Il suo progetto The Lightning Field (1977) è un esempio esemplare di come un campo astratto possa emergere attraverso una struttura di relazioni geometriche.
Il lavoro consiste in 400 pali d’acciaio, alti tra i 5 e i 7 metri, disposti su una griglia rettangolare di 1 miglio per 1 km nel deserto del New Mexico.
Questo sistema non è un oggetto artistico in sé, ma una notazione spaziale che interagisce con forze esterne, come il cielo, la luce e, soprattutto, i fulmini. Il campo diventa un dispositivo percettivo che rende visibili fenomeni altrimenti effimeri e inafferrabili.

Dall'analisi delle stratificazioni storiche alla creazione di scenari urbani innovativi, i layer permettono di scomporre la complessità e di ricombinarla in modi inediti, rendendo il progetto più adattabile e reattivo.
Allo stesso tempo, il passaggio dal codice semantico al codice generativo introduce un cambiamento radicale: non si tratta più di descrivere il mondo attraverso elementi statici, ma di costruire sistemi dinamici capaci di rispondere a variabili e regole predefinite. Questo approccio trasforma l’architettura, il design e la grafica in processi aperti, dove le forme non sono più determinate a priori ma emergono attraverso relazioni e algoritmi. La progettazione diventa così più fluida, interattiva e in grado di adattarsi alle mutevoli esigenze del nostro tempo.
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